“Il Parco naturale regionale dei Nebrodi ha una estensione di circa 85.000 ettari e comprende al suo interno il territorio di 23 Comuni, ricadenti nelle province di Messina, Catania ed Enna.”I Comuni del Parco sono: Acquedolci, Caronia, Alcara Li Fusi, Cesarò, Floresta, San Fratello, Capizzi, Mistretta, Sant’Agata Militello, Santo Stefano di Camastra, San Teodoro, Militello Rosmarino, Longi, Santa Domenica Vittoria, Tortorici, Ucria, Galati Mamertino e San Marco d’ Alunzio (Me); Bronte, Randazzo e Maniace (Ct); Cerami e Troina (En).”Il Parco si distingue in zona A, di riserva integrale, estesa per circa 26.500 ettari e caratterizzata dalle faggete, dalle uniche stazioni siciliane di tasso (Taxus baccata), dalle specie endemiche più importanti, dalle zone umide e da alcune formazioni rocciose; zona B, di riserva generale, estesa 44.500 ettari; zone C, di protezione, che sono previste in numero di 9 e distribuite perifericamente in tutto il territorio del Parco per complessivi 570 ettari; zone D, di controllo, estese circa 13.000 ettari. Il regolamento del Parco dei Nebrodi, considerato fra i più avanzati d’Europa, è finalizzato al raggiungimento di un equilibrio fra conservazione della natura e presenza dell’uomo e consente, pur con prescrizioni, il mantenimento anche in zona A delle attività tradizionali agricole, che siano ovviamente compatibili con le finalità del Parco” (AA. VV. 1994, p. 7).

 

L’Ente è proiettato verso una valorizzazione programmata di questo caratteristico angolo di Sicilia e, in particolare, si sta interessando di numerosi progetti volti al lungo termine:
la valorizzazione del sistema suinicolo dei Nebrodi, che pensa alla difesa della Biodiversità Zootecnica come
fattore di sviluppo del territorio, in collaborazione con Enti regionali, Istituti universitari, Istituto Superiore di Sanità, Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia e altri; il progetto tende alla caratterizzazione geografica della filiera zootecnica del suino nero dei Nebrodi attraverso lo studio di indicatori ambientali, genetici, di salute e benessere, nonché dei suoi caratteri organolettici;
il progetto Strade dei saporì dei Nebrodi, formulato dall’Ufficio unico del PIT 33 Nebrodi, che intende promuovere in modo nuovo il territorio e le sue risorse, pensando a una serie di percorsi che siano allo stesso tempo eno-gastronimici e turistico-culturali;
Area del capriolo - Parco dei Nebrodila valorizzazione e l’ampliamento, nel territorio di Galati, dell’area del capriolo; in realtà è più giusto parlare della
reintroduzione del quadrupede sui Nebrodi, infatti nei secoli trascorsi il mammifero era intensamente presente su questi monti e, probabilmente, aveva dato il nome alla catena montuosa, Nèbrodi. “Questi elegantissimi ungulati sono ormai spariti dalla Sicilia [..]. I caprioli [..] di questi monti [forse] appartenevano ad una [specie] autoctona del Meridione d’Italia, dettacapriolo italico. L’Ente Parco dei Nebrodi, in questa prima fase di osservazione, [per la reintroduzione della specie] ha rivolto la sua attenzione agli esemplari della più comune, ma non meno bella, forma nominale del Capreolus capreolus” (Tifone Di Bianca);
la reintroIl Grifone - Parco dei Nebrodiduzione del grifonenel sito storico di Alcara li Fusi. “Il Grifone (Gyps fulvus) è uno tra i più grandi uccelli, alto circa un metro e dall’apertura alare che sfiora i tre metri. Le sue ali lunghe, ampie e sfrangiate gli consen­tono di sfruttare le correnti ascensionali e di compiere, con basso dispendio d’energia, spostamenti di centinaia di chilometri al giorno. È una specie coloniale, con uno spiccato comportamento sociale. La ricerca del cibo avviene attraverso la cooperazione di tutti gli individui che formano la colonia, ognuno dei quali esplora una porzione di territorio”.

 

 

 

Il visitatore che si reca nella vallata del fiume Fitàlia, ramo Galati, troverà pure interessante fare una rapida escursione nei centri vicini, ove è ancora palpitante la storia degli eventi feudali. E’ la storia di Frazzanò, dell’eremitorio basiliano di S. Filippo di Fragalà, autentico faro di civiltà per il meridione d’Italia, di Capri Leone, di Mirto, di S. Salvatore di Fitalia. Ed è anche la storia di Longi.