Cingalio: letterato del Cinquecento siciliano, originario di Galati Mamertino.

Nel secolo XV la Sicilia si trovò in presenza di una realtà politica irreversibile. Causa ne fu la mancanza di una borghesia attiva e fattiva, essendo stata, l’Isola, ridotta a vicereame a opera del regno spagnolo. Il vicereame peraltro fu quasi tutto infeudato, mentre i baroni più bellicosi furono snidati dai loro castelli. L’insieme di queste traversie politiche condussero la nobiltà siciliana alla piatta cortigianeria: i baroni si insediarono così stabilmente in Palermo, mentre il parlamento, da loro espresso, divenne organismo feudale, ligio ai voleri vicereali. A un approdo politico così tristo non poté quindi succedere altro che un’epoca di avvilente inerzia e di una grande povertà morale, ammantata di lusso e di frivolezza.

L’insediamento dei baroni nella capitale però ebbe, come logico contrappeso, il risultato di allontanarli dai feudi, che furono consegnati nelle mani di rapaci campieri [4]. Questi mostravano di curare gli interessi dei padroni, ma senza disdegnare di trattenere per sé un certa quota “fuori quota”: il risultato di tale politica non poteva essere, a lungo andare, che l’indebitamento dei feudatari, a frenare il quale nulla poté, spesso, neppure la legge della primogenitura, il maggiorascato, studiato per salvaguardare l’integrità dei patrimoni.

Questa fu l’organizzazione sociale nella quale approdò nel XVI secolo la nobiltà siciliana, nella quale si dovettero muovere i plebei, sempre più miseri, gli addetti alle arti e ai mestieri, e pure i letterati: ciò spiega quanto difficile fosse stato emergere socialmente, anche per uomini dotati ma di umili origini. Una delle strade maestre per giungere ad esprimere il talento fu, in quel secolo, l’appartenenza a un ordine religioso: ed è probabile che questa via percorse Antonio Cingalio per arrivare a Palermo, dove soggiornò certamente dal 1584 sino alla fine dei suoi giorni. Vi rimase sotto la protezione di uno dei massimi personaggi del tempo, Francesco II Moncada e Luna, principe di Paternò [5] e figlio di Cesare e Aloisia de Luna e Vega. L’approdo del poeta in casa Moncada fu propiziato da Sebastiano Anzalone [6] dei baroni di Pettineo e Castelluccio con molta probabilità dietro suggerimento di Ferdinando Lanza, barone di Galati.

Antonio Cingalio si era formato certamente presso i Frati Minori Conventuali; questi frati, che furono fucina di cultura per Galati, curavano infatti l’officiatura della chiesa della SS. Annunziata, ancora prima che ne fosse stato edificato il convento [7]. Non si conoscono i dati anagrafici del poeta, specialmente per l’impossibilità di consultare gli archivi parrocchiali e comunali, ove ancora esistano e ai quali le autorità preposte – religiose e civili – non pare abbiano dato, nei secoli, particolare importanza. Tuttavia un condivisibile parere di Antonino Drago colloca le date di nascita e di morte del poeta fra il 1515 e il 1592.

Il genere letterario che prevalse nelle opere di Antonio Cingalio fu quello del tempo, fatto di imitazioni studiate o artificiose, con la ricerca di preziosismi che preludevano al barocco…

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